Introduzione
Gli sport di combattimento sono oggi l’aspetto più diffuso di arte marziale, e quello di più successo commerciale. E’ possibile trovare scuole di judo, kickboxing, brazilian ju jitsu anche nelle città più piccole. Spesso sono anche suggerite a persone interessate all’autodifesa per costruire una base di partenza.
Anche se avere esperienza in un determinato sport di combattimento porta indubbi vantaggi rispetto a qualcuno completamente digiuno di arti marziali a livello di autodifesa, è importante però notare che ci sono lacune fondamentali in tali sport che sono tuttavia molto importanti in un corso di autodifesa.
Andremo ora a studiare con calma quali sono queste lacune, e ci soffermeremo su ogni punto. Lo scopo di questo articolo è quello di inserire un pò di realismo dietro alla patina di sicurezza che uno sport di combattimento può dare.
Arena
In uno sport di combattimento, l’arena è costante e invariabile. Questo porta un vantaggio non indifferente dal punto di vista dell’allenamento in quello sport, in quanto permette di focalizzarci sul nostro avversario più che sul contesto.
Ci sono diversi motivi per cui però questo tipo di training può portare svantaggi in un contesto reale di autodifesa. In una situazione del genere, non siamo in controllo dell’ambiente in cui ci troviamo, per due ragioni principali:
- Non controlliamo l’ambiente (forma, spazio, ostacoli).
- Non controlliamo le persone che ci sono attorno a noi.
Il primo punto sta ad indicare che la forma del locale, e lo spazio per muoverci che ne consegue, può variare anche di molto. In sport di combattimento è possibile mantenere le distanze con facilità a causa della mancanza di ostacoli, ma in un ambiente reale questo non è sempre possibile. Si può finire in una situazione in cui si deve combattere contro un muro, o in uno spazio molto ristretto.
Questi cambi di ambiente cambiano molto anche il tipo di combattimento che può essere utilizzato. Se un boxer si trova in un contesto molto piccolo, può trovarsi in difficoltà in quanto è facile che si finisca per andare corpo a corpo, e quindi saper dare un pugno diventa molto meno importante
Il secondo punto sta ad indicare invece che, mentre in un combattimento sul ring siamo sicuri che non ci saranno interventi esterni, in un contesto reale questo non è scontato. Se ci sono persone attorno a noi, la possibilità che qualcuna di loro intervenga nel combattimento già iniziato non è remota.
Avversari
Negli sport di combattimento si combatte sempre con un avversario solo, solitamente della stessa categoria di peso.
In un contesto reale, nè l’uguaglianza di peso, nè la quantità di avversari è scontata. Si può finire per combattere contro qualcuno molto più pesante di noi, o magari due o più avversari.
In scontri reali è difficile che un attaccante da solo attacchi qualcuno che non sa di saper sopraffare in qualche modo (a causa della stazza), o che attacchi senza il supporto di alcuni compagni. Una situazione del genere è in effetti piuttosto comune. I rari casi in cui ci siano attacchi singoli avviene in situazioni in cui l’avversario è ubriaco, o disperato.
Arbitraggio
Negli sport di combattimento è presente un arbitro che controlla il regolare svolgimento del combattimento. In caso di colpi proibiti, il combattimento è interrotto e l’avversario viene ammonito o squalificato. L’arbitro si assicura del regolare svolgimento del combattimento.
In un contesto reale, avviene l’opposto. In quanto il nostro avversario desidera sopraffarci, andrà molto sicuramente verso proprio quei punti che sono considerati proibiti in tutti gli sport di combattimento: testicoli, occhi, leve al collo, tirate di capelli eccetera. Sono tutti colpi molto pericolosi e potenzialmente debilitanti, e a cui qualcuno preparato esclusivamente in uno sport di combattimento non è assolutamente preparato.
Abbigliamento
L’abbigliamento negli sport da combattimento è stabilito da regolamento, così come le protezioni. Questo significa che il combattente sa di non doversi curare più di tanto di difendere certe parti (come i testicoli o le mani) in quanto già protette.
Inoltre l’abbigliamento da regolamento permette o vieta alcuni tipi di prese. Nel judo, ad esempio, il kimono facilita alcune prese che con abiti tradizionali risulterebbero essere molto più difficili.
In un contesto reale, l’abbigliamento e la protezione sono dettate in larga parte dal caso. Non è possibile prevedere con precisione cosa indossi l’avversario, ed è possibile che certi tipi di abbigliamento annullano alcuni tipi di attacchi. Ad esempio, un judoka potrebbe trovarsi in difficoltà con un avversario senza maglia.
Armi
Questa è forse la parte più vasta e importante di questo articolo. Ovviamente, negli sport di combattimento l’uso delle armi è regolato molto strettamente, e praticamente ogni tipo di arma è probito. Anche in contesti che usano armi, come il kendo, il tipo di arma è regolata molto strettamente. Provate a partecipare ad un torneo di kendo con una katana affilata!
In un contesto reale, purtroppo, non è possibile avere le stesse assicurazioni che si possono avere in un torneo.
Analizziamo più a fondo i tipi di armi che ci si può utilizzare o da cui ci su può difendere.
- Armi corporee
- Armi contundenti
- Armi da taglio
- Armi da fuoco
- Armi da lancio
Quelle che ho definito armi corporee sono tutte quelle parti del nostro corpo che non sono utilizzabili normalmente in un sport da combattimento, ma che hanno una potenza distruttiva non indifferente.
La più importante sono i denti. I nostri denti hanno forma tale da poter lacerare la carne, e risultano quindi essere un efficace strumento di attacco a distanza ravvicinata. Sono però vietati in tutti gli sport da combattimento esistenti, e a ragione. In un contesto reale però diventano non solo un utile strumento di difesa, ma anche un importante elemento da considerare nel nostro avversario.
Colpi con pugni, gomiti, ginocchia, piedi, eccetera possono essere vietati a seconda dello sport che si pratica.
Il secondo gruppo, quello delle armi contundenti, rappresenta quello delle armi che possono essere usate come estensione del corpo, sia per allargare il range di attacco, sia per aumentare la potenza di attacco. In quanto qualsiasi cosa può diventare un’arma contundente (bastoni, spranghe, ma anche sportelli dei veicoli e mobilio), sono in assoluto lo strumento più importante in un combattimento reale, in quanto permettono di ottenere rapidamente vantaggi strategici.
Le armi da taglio sono in assoluto il gruppo più pericoloso, anche più delle armi da fuoco. Il motivo è che, generalmente, se un attaccante è intenzionato ad utilizzare un coltello, egli farà di tutto per nasconderlo fino all’ultimo momento. La facilità con cui è possibile nascondere un’arma da taglio, e la pericolosità di tali strumenti, li rendono il primo segnale da notare in un attaccante. Se si vede un attaccante che occulta una o entrambe le mani, è bene essere pronti a scappare!
Le armi da fuoco, anche se molto pericolose, sono di un grado di pericolosità inferiore a quello delle armi da taglio in quanto sono più difficili da occultare, e per questo è più difficile essere colti alla sprovvista.
Con armi da lancio si intendono infine tutte quelle armi che possono essere lanciate contro l’avversario, sia come fonte di distrazione, sia come attacco vero e proprio. In quanto tutto può diventare un’arma da lancio in un contesto reale, è bene sfruttarlo a proprio vantaggio. Gli oggetti più solitamente usati come armi da lancio sono monetine, polvere, sputo, fazzoletti, e in genere quasiasi cosa uno riesca ad avere tra le mani al momento dell’attacco.
Obiettivo
In uno scontro sul ring, l’obiettivo è molto semplice: cercare di sopraffare l’avversario. Questo aspetto si manifesta con alcune regole arbitrali specifiche, come ad esempio il KO, o un sistema di punteggio (come nel judo). Quando le condizioni per la vittoria sono raggiunte, l’arbitro stabilisce la fine dell’incontro.
In uno scontro reale, il fine di uno scontro può essere molteplice, come può anche essere molteplice il risultato di esso. Questo comporta un notevole svantaggio rispetto ad un combattimento sul ring: non siamo sicuri quando l’avversario è disposto a rinunciare al combattimento. Partendo dal presupposto che vogliamo evitare lo scontro, l’obiettivo è quindi neutralizzare l’avversario.
Il modo per neutralizzare la forza combattiva di un avversario è un discorso complesso che va ben oltre il semplice combattimento e coinvolge molti aspetti psicologici. Un altro articolo affronterà più nel dettaglio l’argomento.
Fuga
L’aspetto più importante da ricordarsi, tuttavia, non è nulla di quello che si è detto sopra. In uno sport da combattimento, la fuga, ovvero rinunciare al combattimento, è segno di debolezza. In un contesto reale, tuttavia, è l’aspetto più importante da considerare nel caso ci si trovi di fronte ad uno scenario di pericolo.
Molti praticanti hanno subito gravi lesioni in quanto non volevano evitare il combattimento, per difendere il proprio orgoglio. Tuttavia, un orgoglio ferito è meno pericoloso di un corpo ferito, anche se può fare male allo stesso modo.
Non c’è vergogna nell’avere salva la vita.
Conclusioni
Questo articolo ha voluto mettere in evidenza gli aspetti che gli sport di combattimento finiscono per ignorare ma che, per un motivo o un altro, sono una evenienza realistica in uno scontro reale. E’ quindi importante integrare le conoscenze date da uno sport da combattimento con questi nuovi aspetti ed eventualmente dedicare alcune ore del proprio allenamento per affrontare proprio questi aspetti, soprattutto se l’autodifesa.
Nei prossimi articoli andremo ad approfondire ogni punto, cercando in particolare di capire come ottenere sempre il vantaggio in ogni situazione e aumentando quindi le proprie chance di uscire incolume da uno scontro.